| Sabato 14 Aprile 2007 ore 18.00 erratum musical #5 a cura di Gabriele Bonomo
Mario Bertoncini Solo aus dem "Klavierquartett Nr. 4" Alleluia
Protagonista tra i più originali e inventivi nel panorama della musica sperimentale con all'attivo una vasta affermazione internazionale, già storico collaboratore del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza a fianco di Franco Evangelisti, Mario Bertoncini può essere annoverato tra le personalità più autorevoli che contribuirono a ridefinire in modo radicale la geografia del suono nell'esperienza musicale contemporanea, investigando con rara coerenza, nella sua opera, le relazioni tra le dinamiche di produzione e di espansione del suono nello spazio e l'esaltazione delle sue proprietà percettive, in una dimensione che si inscrive nella corrente estetica della musica informale. Mario Bertoncini sarà ospite di Borgovico 33 offendo un concerto esclusivo, dove allestirà due tra le opere più rappresentative della sua poetica: Solo aus dem "Klavierquartett Nr. 4", inedito per l'Italia, e Alleluia.
Solo aus dem "Klavierquartett Nr. 4" (1993) (Prima esecuzione in Italia) Solo dal Klavierquartett Nr. 4, la quarta composizione della serie intitolata Streichquartette ("Quartetti per Archi"), così come il precedente Klavierquartett Nr. 3, si basa principalmente su due procedimenti volti a ottenere suoni continui da strumenti quali il pianoforte o da idiofoni, quali il tam tam o i piatti sospesi, il cui modo d'attacco è invece breve e percussivo: 1) alcuni sistemi risonanti (pianoforte, tam tam, gong tibetano, lastra di bronzo e pannello ligneo) sono collegati fra loro per mezzo di lunghe e sottili sagole ed eccitati con tecniche diverse da un solo esecutore; 2) barre di bronzo e di acciaio, così come spirali bronzee di varie dimensioni, vengono eccitate per mezzo di archetti di violino, di fasci di crini d'arco e di singoli crini. Il primo procedimento risale agli anni '60 ed è stato applicato da Bertoncini per la prima volta al pianoforte (Cifre, 1963/67) e ai piatti sopesi (Quodlibet, 1964, e Tune, 1965) e, a partire dal '65, da lui introdotto nell'uso quotidiano del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza. Il secondo invece deriva dalla prima composizione di questa serie, lo Streichquartett Nr. 1 (1992). Lo svolgimento temporale dell'installazione è descritto da una sorta di intavolatura, mentre in pianta viene indicata la posizione delle varie zone di risonanza e il collegamento di esse per mezzo di lunghi fili in nylon di diverso spessore. Il materiale sonoro consiste principalmente di un tessuto microtonale organizzato in parte per mezzo di procedimenti canonici. Lo sviluppo temporale dell'installazione, ovvero la sua esecuzione, ruota in senso circolare intorno alle varie zone di risonanza, delle quali il pianoforte rappresenta il fulcro fondamentale. I gesti nello spazio scenico e gli spostamenti spesso rapidi dell'esecutore coordinano 'contrappuntisticamente' e 'stereofonicamente' la contemporaneità delle azioni che sembrano essere dovute all'azione di diversi esecutori agenti in diversi punti della sala. La distribuzione del suono nello spazio dovrebbe idealmente avvenire 'acusticamente', ovvero senza l'ausilio di alcuna sorta di amplificazione elettronica; tuttavia nel caso che la performance avvenga in un teatro o comunque in una sala di grandi dimensioni, un'adeguata amplificazione sarà indispensabile. In questo caso le otto zone di risonanza dovranno essere servite ciascuna da altrettanti indipendenti canali microfonici.
Alleluia (1982)
UUn insieme di sette gong giapponesi antichi disposti orizzontalmente a semicerchio e sorretti da un'apposita struttura rotante, è messo in vibrazione dalla meccanica di un pianoforte a coda. La rotazione, molto lenta, è controllata dall'esecutore e serve a combinare le varie zone 'armoniche' dei gong in maniera esatta (grazie alla precisione percussiva dei martelletti del pianoforte), permettendo quindi la giustapposizione di rapidissime e complesse costellazioni ritmiche che generano un continuo fluire di cangianti colori sonori. Il lavoro è stato presentato in prima assoluta al Festival di La Rochelle nel luglio del 1982.
Mario Bertoncini
è nato a Roma, il 27 settembre 1932: compositore, pianista, musicista costruttore. Ha compiuto studi classici e musicali. Al Conservatorio e all'Accademia di S. Cecilia di Roma si diploma in composizione perfezionandosi sotto la guida di Goffredo Petrassi (1951/60) e in pianoforte con Rodolfo Caporali (1948/56). Nel 1960 frequenta i Ferienkurse di Darmstadt (seminari di Bruno Maderna) e nel 1962, con una borsa del Ministero degli Affari Esteri, si reca in Olanda (Utrecht) dove, presso il C.E.M., segue i corsi di musica elettronica tenuti da Gottfried Michael Koenig. Nel 1956 inizia la sua attività pianistica concertistica (suona sotto la guida di B. Maderna, M. Rossi e P. Hupperts, tra altri direttori), alternando da allora la presentazione di musiche del repertorio classico (dai virginalisti elisabettiani a D. Scarlatti, da Satie a Stravinsky, Schönberg, Bartók, Stockhausen, Cage, Brown, Feldman, ecc.) a quella delle proprie installazioni sonore. Ha ottenuto nel 1962 il premio "Nicola d'Atri" dell'Accademia di S. Cecilia per Sei pezzi per orchestra e nel 1965 il premio della "Fondation Européenne de la Culture" per Quodlibet. A partire dal 1962 Bertoncini inizia a 'preparare' sperimentalmente strumenti acustici secondo tecniche inedite, con o senza l'impiego dell'elettronica dal vivo (Quodlibet, Cifre, Tune, Scratch-a-matic, Epitaffio). Dal 1965 al 1972 partecipa all'attività del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e per tre anni (dal '69 al '72) è chiamato a dirigere l'omonima associazione. Dal 1973 al 1975 si reca a Berlino in qualità di 'artist-in-residence' del DAAD. In questo periodo egli comincia a progettare e a costruire oggetti sonori ('sculture di suono' tese a liberare il concetto di forma sonora dallo svolgimento temporale) basati sul principio dei suoni eolici; tra essi ricordiamo Vele, arpe eolie di grandi dimensioni (sette metri d'altezza), Chanson pour instruments à vent, 'assemblage' per arpe e gong eolici per un esecutore, Venti, per 20 generatori eolici di suono e quaranta esecutori. Nel 1997 ottiene una Borsa di lavoro per lo Studio elettroacustico della Fondazione Heinrich Strobel (SWF di Baden Baden). Dal 1969 al '72 è docente al Conservatorio "G. Rossini" di Pesaro; dal 1974 al '76 presso la McGill University di Montréal, Canada, realizza un corso sperimentale di composizione (Musical Design Course) fondando il gruppo MUD, noto in seguito col nome "Sonde"; dal 1977 al 1998 è professore alla Universität der Künste Berlin (UdK) e tiene parallelamente seminari e cicli di conferenze/concerto in vari paesi (USA, Canada, Europa, Corea, Israele). Verso la seconda metà degli anni '60 si avvicina al teatro musicale con una serie di lavori (tra cui Spazio-tempo, rappresentato alla Biennale di Venezia del 1970) nei quali egli propone una relazione funzionale tra tutti gli elementi che concorrono allo svolgimento dell'azione scenica e cui dà il nome di "Teatro della Realtà". Conseguentemente brevetta nel 1986 il cosiddetto Choreophon, un sistema di trasduzione senza contatti del gesto coreografico in suono; nello stesso anno fonda il gruppo VIE insieme con la danzatrice Martina Schaak e il regista Roberto Capanna. Nel 1992/93 costruisce e brevetta col nome di Stabdämpfer un dispositivo atto a modificare la sonorità degli strumenti ad arco. A lato dell'attività compositiva, costruttiva ed esecutiva, Bertoncini coltiva quella letteraria in varie forme: sul finire del periodo scolastico collabora all'Enciclopedia dello Spettacolo Sansoni in qualità di redattore per il teatro musicale del XVIII secolo e scrive in seguito su commissione della Radiotelevisione Italiana, oltre alla traduzione ritmica di opere scritte originariamente in Inglese, Francese e Tedesco (tra l'altro il Lindberghs Flug di Brecht e Weill), più di ottanta recensioni di opere liriche appartenenti a diverse epoche. A partire dal 1976 dedica parte del proprio tempo alla redazione di saggi in forma dialogica ispirata dal dialogo platonico classico; essi sono originariamente scritti in lingua italiana e, in due casi _ i dialoghi sono a tutt'oggi nove _ anche inglese. Questi saggi trattano quasi esclusivamente argomenti musicali. Dal 1978 ha inizio anche un'insospettata attività poetica: da allora ad oggi egli ha scritto circa quattrocentocinquanta sonetti in dialetto romanesco, pubblicandone nel '90 una scelta di duecento per la Äolus Verlag di Berlino. Nel 2004 lascia Berlino e si trasferisce a Cetona. |