“La città è il campo privilegiato dell’esercizio del potere. Ovunque procedure d’assoggettamento sono al lavoro (sui corpi, sui linguaggi e sui luoghi). Ma nulla di per sé è politico per il solo fatto che vi si esercitano rapporti di potere anche se ogni cosa, nella giusta occasione, può diventarlo” (Marco Scotini)
Quando l’arte entra nella sfera pubblica si trasforma in uno spazio d’attivazione di tattiche di comunicazione e di forme di collettivizzazione che cercano di rendere evidenti i rapporti di potere già costituiti. In questo senso, il processo artistico si sposta sul dialogo e sul dibattito così come sulle relazioni umane che si formano immaginando nuovi usi sociali dello spazio.
Nel processo di globalizazzione l’omologazione della trasformazione urbana porta ad una frattura fra gli interessi dei gestori dei capitali e della speculazione urbana e gli abitanti dei territori in via di sviluppo. In questo contesto l’arte diventa una forma di attivazione e dissenso nei confronti di restrizioni che spesso si allontanano dalle situazioni reali della vita quotidiana.
Il punto di partenza della mostra Backpackers - Passagi Urbani è l’esperienza dell’Isola Art Center, associazione di artisti e curatori nata nel 2001, che è stata al centro di attività sulla rivendicazione dello spazio pubblico all’interno del quartiere Isola di Milano. In questa mostra gli artisti si confrontano con il contesto urbano e con le forme di radicamento e mobilità, di appartenenza temporanea, e di funzionalità provvisoria, con l’intento di comprendere le dinamiche che caratterizzano il divenire urbano. A partire dalla storia dei movimenti del ’68 fino ad arrivare alla attuale ri-appropriazione degli spazi pubblici, la mostra è una possibile lettura dell’emergenza sociale in una società in continua trasformazione.
La mostra, oltre ad essere essa stessa itinerante, è stata concepita per essere inserita in un display mobile e adattabile alle esigenze dello spazio espositivo.
Presso l’Associazione Culturale Borgovico 33 si è cercato di mantenere l’idea del passaggio e della mobilità attraverso la creazione di “Isole” espositive, portando lo spettatore a diventare egli stesso il “viaggiatore”. Il Backpack (zaino) ha una funzione sia metaforica che pratica. Usato come mezzo di trasporto dei lavori in mostra per le prossime tappe nazionali e internazionali, lo zaino è già un indicatore della condizione umana contemporanea, costretta ad una continua mobilità e ridefinizione.
Danilo Correale e Dario Pecoraro lavorano sull’Isola Art Center, come luogo d’arte e di lotta politica. Francesco Rapacciuolo e Mirko Smerdel, ragionando sullo spazio architettonico, portano lo spettatore ad una rivisitazione e interpretazione della sua evoluzione visiva. Andris Brinkmanis, Giulia Casula, Lorenzo Mariani e Svarnet (Valeria Muledda) parlano del concetto di quartiere come comunità, nei suoi servizi e nelle sue funzioni. Maria Pecchioli affronta metaforicamente la questione storica della lotta sociale. Anja Puntari riflette sui segni delle metropoli contemporanee. Eugenia Vanni e Simone Mair si spostano sul concetto del viaggio, sia come ricordo che come esperienza. Aria Spinelli propone un dibattito aperto ai partecipanti sulle tematiche in questione.
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La mostra è il risultato di un anno di lavoro accademico degli studenti del secondo anno del Biennio in Visual Arts e Curatorial Studies della NABA_Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano, condotto da Bert Theis, con interventi di Carlos Garaicoa, Atelier d’Architecture Autogérée (aaa), Andrea Sala, Barbara Fassler. Gli artisti hanno lavorato in un interstizio spaziale urbano come quello del quartiere Isola, visto come cantiere d’idee e di progetti.
Aria Spinelli